E’ riuscito a distinguersi alla prestigiosa Campari Barman Competition, giunta quest’anno alla sua sesta edizione che si è svolta al Teatro Odeon di Firenze i 14 e il 15 gennaio
Stefano, quale è la tua storia?
La mia “carriera” nasce come cuoco, lavoro che ho portato avanti fino a quando ho iniziato la stagione estiva presso il Bar Argentino a Como dove è nata la passione per il bar. Da quel momento, un cambio radicale e mille studi per capire in cosa consistesse il mondo del bartendering.
Ho dovuto ricrearmi, studiare tanto e imparare in fretta per poter stare dietro a u un bancone. Ho frequentato l’European Bartender School e appena diplomatomi ho trovato subito lavoro allo Shape Village di Como.
Però Como era troppo stretta per me così decisi di trasferirmi a Milano dove ricevetti la proposta di ricoprire il ruolo di Head Bartender presso il locale Momento sui Navigli.
Di li a poco arrivano dei riconoscimenti e la prima partecipazione alla Campari Barman Competition dove mi sono classificato sesto.
A seguire ho lavorato come responsabile del bar del prestigioso hotel 5 stelle lusso Vila Crespi di Antonino Cannavacciuolo. Esperienza importantissima a cui seguì una nuova avventura al The Botanical Club di Milano, prestigioso locale milanese dove venni assunto come Bar Manager nella sede di Via Tortona. Ottimi risultati tanto che mi spostarono nella sede principale di Via Pastrengo dove ottenni anche la promozione a Master Disteller quindi co-responsabile nella distillazione dei gin di casa.
Avventura intensa ma breve, dopo 8 mesi la chiamata di Erik Lorincz, miglior bartender al mondo, head bartender dell’ American Bar at the Saviy, premiato come miglior bar del mondo. Mi venne fatta l’offerta di entrare nel team dell’Antique American Bar. Non ci pensai neanche un secondo ed accettai immediatamente l’offerta.
Nel corso di questa avventura sono stato premiato ai Bar Awards Ialiani come terzo miglior bartender under30.
Attualmente lavoro all’Antique American Bar. Sono qui da quattro con la scadenza a Marzo perché poi mi trasferirò a Londra per seguire l’apertura di un nuovo locale.
Per me è la miglior competition a livello europeo e sono orgogliosissimo di essere il vincitore. Campari è il bitter per eccellenza a cui sono legati numerosi drink che conosciamo oggi; è un orgoglio sapere che è italiano.
La mia idea di mixology? Non esiste da parte mia, ma se proprio la dovessi definire, direi semplicità. Less is more.
Quali sono i tuoi cocktail bar preferiti in Italia?
I miei cocktail bar preferiti sono senza dubbio il Jerry Thomas di Roma, Il Locale a Firenze e il Mag di Milano.
Hai un drink a cui sei particolarmente legato o che meglio ti rappresenta?
Sì.
Il mio drink è realizzato con 4cl di Bitter Campari, 2 cl di Old Tom Gin, 1cl di cordial campari e 1cl di liquore al persichetto. Come guarnizione un coin di arancia.